Il Tamburino
Figura particolarmente importante e caratterizzante nella dinamica della festa è il Tamburino. La documentazione archivistica attesta che sin dal XVI secolo non mancò mai nel corteo. Il tamburino risulta essere, infatti, uno dei “provisionati”, cioè degli “stipendiati” della Comunità e svolgeva diversi compiti nella vita del paese: attirava l’attenzione del popolo prima della lettura di editti e notificazioni, partecipava alle esercitazioni militari, era presente nelle processioni e nelle feste cittadine insieme ai “piffari” e ai “violoni”. Anche nei momenti in cui il Comune era sprovvisto di tale figura si garantì sempre la sua presenza nella festa della Madonna del Monte facendolo intervenire dai paesi limitrofi.
Oggi il suo compito comincia all’alba del 14 maggio quando percorre le vie del paese per dare la “sveglia” a tutti portando l’annuncio del giorno di festa con il suo rullo incessante e caratteristico che costituisce la colonna sonora dell’intera giornata. Dietro di lui sfilano i Palii delle quattro Categorie, i Signori della festa e i Passanti. Il suo rullo continuo raggiunge l’apice durante le Passate, quando accompagna tutte le Categorie nei tre giri rituali attraverso il Santuario. Nel pomeriggio del 14 maggio torna a percorrere le vie del paese chiamando a raccolta i Casenghi per accompagnarli alla casa del Tenente dove consumeranno il tradizionale rinfresco.
Nel percorso mattutino del tamburino si ravvisano due aspetti diversi: uno più diretto, di natura pratico-funzionale, legato alla tradizione, e uno più profondo, di natura simbolica, da inquadrare in un’ottica etno-antropologica. Il primo aspetto ci testimonia l’“esigenza”, assolta dal tamburino nel corso dei secoli, di “dare la sveglia al paese” in modo festoso perché l’alba del 14 maggio è “l’alba di un giorno speciale” che vede tutta la Comunità martana in festa e come tale va salutata in modo gioioso, insieme al suono delle campane e agli spari di bombe. Più complesso il secondo aspetto, per chiarire il quale bisogna far riferimento agli studi e alle pubblicazioni di folkloristi e antropologi (Paolo Toschi, Quirino Galli, Paola De Sanctis Ricciardone, Antonella Caforio) che hanno preso in esame e fatto un’ampia disamina dei vari aspetti e delle varie componenti della festa.
Essenziale, per comprendere la simbologia del “giro del mattino”, è il concetto di “spazio e tempo” della manifestazione. Senza entrare in dettagli specifici, il giro compiuto all’alba, in senso inverso rispetto al percorso della grande sfilata del mattino, serve a “sacralizzare” all’interno del paese lo “spazio della festa”. Da questo percorso mattutino viene lasciata fuori, di proposito, l’area sacra del santuario, in quanto spazio in cui si raggiungerà il culmine della festa dopo l’ascesa della processione. L’espandersi dell’abitato ha visto modificarsi sia il percorso della grande processione del mattino che il giro inverso dell’alba (ferma restando l’esclusione di Via Madonna del Monte e del Santuario) che si sono allungati a est verso il fiume e a ovest verso il Pontone.
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